Cookie Consent by Free Privacy Policy website

Bob Chilcott
Nidaros Jazz Mass

di Pietro Consoloni
Repertori, Choraliter 61, maggio 2020

Con questo breve articolo desidererei parlarvi di un brano, più precisamente di una Messa per coro misto a quattro voci. Osservando quante messe sono scaturite dall’alveo della tradizione europea, ci si potrebbe domandare se quella in questione sia così differente. Ebbene, ne analizzeremo i caratteri di atipicità.

Sto parlando della Nidaros Jazz Mass di Bob Chilcott, eseguita per la prima volta nel giugno del 2013 in Norvegia presso la Cattedrale di Trondheim, in una versione per voci bianche, dal Nidaros Cathedral Girls’ Choir, al quale è appunto dedicata.
Una messa singolare, del resto dovevamo aspettarcelo da un autore eclettico quale Bob Chilcott. Britannico, nato a Plymouth nel 1955, cantore per dodici anni nei King’s Singers come tenore, si è dedicato successivamente alla composizione, all’insegnamento presso la Royal College of Music di Londra e alla direzione. Nella composizione traspare la sua visione totalizzante della musica, un linguaggio in grado di far comunicare grandi e piccini, un ponte tra diverse culture, quella della musica colta e quella della tradizione popolare.
A un tale panorama neanche la Nidaros Jazz Mass può sottrarre il suo sguardo.
Già dal titolo potremmo desumerne lo stile: si tratta di una messa jazz, tuttavia definirla così non basta, sarebbe riduttivo. Nella sua introduzione Bob Chilcott afferma di averla composta riferendosi alla leggenda pianistica George Shearing, morto nel 2011. È stata concepita, infatti, per coro misto a quattro voci, sostenuto dal pianoforte, che segue la parte scritta oppure improvvisa sulla stessa linea, con l’aggiunta anche di altri strumenti quali contrabbasso e percussioni.
Diamo uno sguardo alla storia: la tradizione musicale ci aveva già abituati ad accompagnamenti stravaganti, uno tra tutti la famosa Misa Criolla di Ariel Ramirez per “orchestra di plettri” e percussioni. Quei fiori mistici e religiosi del ring shout, gospel e spiritual, avevano già dato le loro gemme nella cultura afro-americana del Novecento (si pensi alla Misa Luba o ai Concerti Spirituali di Duke Ellington). Tuttavia la novità della Nidaros Jazz Mass risiede nel testo adottato: la lingua latina. Un rarissimo caso di musica corale jazz con l’adozione di un testo classico. La tradizione d’oltreoceano mai avrebbe usato il latino, data la prevalenza del culto protestante. E così un “europeo”, Bob Chilcott ha pensato di donarcene una!
Forse però adesso è la nostra cultura a sentirsi violata, penserete. Come può uno stile a tutta prima così distante dalla storia occidentale del genere “messa” intonarsi efficacemente con la lingua latina? Ebbene, ascoltandola o eseguendola vi ricredereste. Notereste anzi come la sottile scrittura impiegata da Chilcott stringa col testo uno straordinario connubio quanto mai azzeccato, il dato inaspettato è proprio questo. Il substrato musicale jazz costituisce, invero, un terreno coerente nel quale s’innesta la fertile tradizione classica.

E così nel Kyrie, le cui armonie ricordano quelle del chitarrista del Missouri Pat Metheny, il senso dell’invocazione alla supplica rimane inviolato:

La matrice innodica e slanciata del Gloria, che ha sempre caratterizzato la musica basata su questo testo, sembra essere amplificata e vivificata dall’interno grazie a un carattere luminoso, un ritmo sincopato e in contrattempo del pianoforte che ben traduce questa acclamazione di gratitudine al Signore. Indubbio è il riferimento ai già citati Concerti Spirituali di Duke Ellington:

Nel Sanctus si manifesta tutta la magnificenza e la ricchezza del testo. Non pensate però a un accompagnamento roboante, tutt’altro. È una musica in punta di piedi, che acquisisce forza poco a poco sulle parole Hosanna in Excelsis; un sentire comune con l’atmosfera creata da Maria Schneider nel suo jazz “contemporaneo”:

Infine l’Agnus Dei, la litania finale del perdono e del dono della pace, è dipinto sotto il cullante fluire di una ballad, i cui accordi iniziali ci rimandano inaspettatamente alla famosa My Funny Valentine:

Un lavoro poliedrico che si esprime nella ricchezza di spunti musicali sempre vari. La scrittura corale è composta sapientemente attraverso delle buone linee di cantabilità e polifonia; la sua semplicità la rende accessibile anche a una compagine amatoriale.
La Nidaros Mass costituisce dunque un raffinato e rispettoso trait d’union tra innovazione e tradizione. Quest’opera è capace di avvicinare il musicista classico a fresche idee di stampo jazzistico e intanto unire il musicista jazz alla contemplazione di una tradizione, quella della Messa, che non smette nemmeno nel terzo millennio di fiorire così rigogliosamente.

Nidaros Jazz Mass è pubblicata da Oxford University Press (dettagli)
Sul sito dell'editore è possibile vedere un'anteprima

Questo sito utilizza cookies propri e di altri siti. Se vuoi saperne di più . Continuando la navigazione ne autorizzi l'uso.