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Le regole per ben sillabare il testo sotto le note

di Marco Della Sciucca
dossier "Rinascimento. Cinquecento anni di successi", Choraliter 55, maggio 2018

L’attenzione tutta nuova dei musicisti cinquecenteschi nei confronti dei testi letterari sollevò da più parti il problema di un’adeguata formulazione delle figurazioni ritmiche delle singole linee melodiche della polifonia per ben rispondere alle esigenze prosodiche. La questione fu subito fatta propria dai teorici del tempo, che la declinarono con due finalità: 1. principi indirizzati ai compositori per ben disporre la linea melodica su un testo, rispettandone l’accentuazione e la sillabazione; 2. principi indirizzati ai cantori per ben disporre le sillabe del testo attraverso le linee melodiche durante l’esecuzione.

Il punto 2, in realtà, sembrerebbe superfluo: tuttavia il compositore, seppur nel comporre avesse rispettato i principi del punto 1, nella scrittura finale non disponeva sempre le sillabe del testo separatamente sotto le corrispondenti note; tendeva piuttosto a scrivere le parole per intero, non divise, senza curarsi di allineare ogni sillaba alla sua nota, talvolta omettendo di riscrivere le ripetizioni testuali, lasciando poi alla bravura del cantore ricollocare estemporaneamente, previa conoscenza dei principi, ogni sillaba al suo posto nella melodia. Oggi, il compito di ricostruire la giusta disposizione del testo è invece affidata al lavoro del curatore dell’edizione, che, naturalmente, dovrà avere in questo campo le stesse competenze dei musicisti cinquecenteschi.
È pertanto estremamente importante che l’interprete si accerti di volta in volta dell’attendibilità delle edizioni utilizzate e delle competenze del curatore: non è infatti raro imbattersi in trascrizioni dilettantesche che presentano molti errori di disposizione testuale.
Il primo grande studio sull’argomento fu quello di Don Harrán, Word-tone relations in musical thought: from antiquity to the seventeenth century, pubblicato nel 1986, che documentava e analizzava lo sviluppo di un tal sistema creativo per mettere in relazione parole e musica, con ben 381 citazioni da trattati. Nel 1990, Gary Towne, in A systematic formulation of Sixteenth-century text underlay rules (nella rivista «Musica Disciplina», 44-45), riformulò sistematicamente i principi e le citazioni cinquecenteschi di Harrán, aggiungendone di ulteriori e collazionandoli, rendendoli così più facilmente fruibili e comprensibili da studiosi e interpreti.

I trattatisti che nel XVI secolo si occuparono di relazioni testo-musica con particolare attenzione all’accentuazione e alla sillabazione furono: Giovanni Maria Lanfranco (Scintille di musica, 1533), Gioseffo Zarlino (Le istitutioni harmoniche, 1558), Nicola Vicentino (L’antica musica ridotta alla moderna prattica, 1555), Gaspar Stoquerus (manoscritto, Cod. 6486 della Biblioteca Nacional di Madrid) e Paolo Luchini (Della musica, manoscritto del 1590 circa, Mss. 548 della Biblioteca Oliveriana di Pesaro).

Diamo qui un elenco molto parziale delle regole di sillabazione e accentuazione tratte variamente dai succitati trattatisti:

  1. Si possono ripetere delle parole (più che la singola parola, meglio un’espressione coerente).
  2. L’ultima nota di una frase melodica accoglie l’ultima sillaba di una frase testuale.
  3. Se alla fine vi è una ligatura o se l’ultima nota è preceduta da una serie di semiminime, l’ultima sillaba va posta sulla nota prima di esse.
  4. All’ultima sillaba della frase si possono assegnare delle note ulteriori come melisma.
  5. A ogni minima o valore superiore si assegna una sillaba nuova. Le semiminime o note più brevi non ricevono sillabe.
  6. Se una semiminima è isolata, può accogliere una nuova sillaba. In tal caso vi dovrà essere una nuova sillaba sulla nota lunga successiva (minima o valore maggiore).
  7. Alle note ribattute si assegnano sillabe diverse. Un’eccezione è rappresentata da una semiminima seguita da un valore ribattuto (caso in cui può però anche darsi il cambio di sillaba).
  8. L’ultima sillaba accentata di una frase è appropriata per un eventuale melisma.
  9. A una serie di semiminime si assegna una sola sillaba, posta sulla prima semiminima o su un valore maggiore che la precede. La sillaba deve essere accentata. Si potrà cambiare sillaba solo sulla nota dopo il valore maggiore che segue la serie.
  10. Si può assegnare una nuova sillaba alla semiminima che segue una minima puntata purché se ne assegni ancora un’altra sulla nota maggiore che segue la semiminima. Cionondimeno si può cantare anche l’intero gruppo su un’unica sillaba.
  11. A una nota lunga si assegni una sillaba lunga (accentata), a una nota corta una sillaba corta.
  12. Le sillabe accentate si pongano su tempi accentati (o su accenti di sincope) e quelle senza accento sui tempi deboli.
  13. Talvolta bisogna tralasciare il singolo accento di parola per osservare l’accento retorico dell’intera frase.
  14. In italiano, si possono elidere le vocali tra la fine di una parola e l’inizio di un’altra, ma non a cavallo di due versi.
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