Cookie Consent by Free Privacy Policy website

Symphony of Providence
di Paweł Łukaszewski

Dossier Compositore, Choraliter 47, agosto 2015


La nozione di Provvidenza (in latino providentia) è descritta dai teologi come la protezione di Dio Onnipotente sul mondo e sul suo popolo. La sapienza e l’amore di Dio per tutto il Creato si riflettono nella Divina Provvidenza. Secondo la Encyklopedia Religii / The Encyclopedia of Religion (Vol. 7, PWN, Varsavia 2003, p. 426), «la Provvidenza significa, in particolare, l’idea di Dio di assegnare a ogni creatura un obiettivo adeguato e i mezzi necessari per conseguirlo, pur senza limitare il libero arbitrio […]; la fede nella Provvidenza è la fonte della speranza (la liberazione dalla fatalità) e della fiducia in Dio».
La Prima Sinfonia Symphony of Providence di Łukaszewski è stata scritto tra il 1997 e il 2008. L’opera si apre con il Gaudium et spes per soprano, coro misto e orchestra (1997), che riprende il frammento iniziale della Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, uno dei principali documenti del Concilio Vaticano II. Il carattere cerimoniale dell’acclamazione è reso dal compositore attraverso l’uso di un fortissimo possibile, una fanfara energetica degli ottoni, un glissando delle campane e del glockenspiel e, prima di tutto, il coro all’unisono (in ottava) sulle parole Gaudium et spes. Già la prima decina di battute è notevole per la tensione drammatica nella proclamazione di gioia e speranza, una sorta di motto per l’intera composizione. L’introduzione è seguita da un frammento orchestrale più lungo, eseguito per lo più dagli archi, con una citazione dal brano pasquale Chrystus zmartwych wstan jest (Cristo è risorto). Un potente culmine orchestrale lascia il posto al soprano solo, inizialmente accompagnato esclusivamente dal coro a bocca chiusa, e poi dagli archi. La successiva coda monumentale contiene un Alleluia cerimoniale.
Il secondo movimento, Exultet per soprano, mezzosoprano, coro femminile e orchestra (2003), è costruito su un frammento dell’Annuncio Pasquale che viene cantato dal sacerdote o dal diacono durante la Liturgia del Sabato Santo. Si tratta di una preghiera solenne che annuncia al mondo la buona notizia della risurrezione di Cristo, tre giorni dopo la crocifissione. La liturgia del Sabato Santo, conosciuta anche come Veglia Pasquale, è spesso definita come la madre di tutte le liturgie, essendo la più importante e la più solenne di tutto l’Anno Liturgico. Nel suo lavoro, Łukaszewski impiega le prime tre strofe del testo e la dossologia finale. L’Exultet emana un’aura di preghiera e di quiete, con il suo ritmo calmo e regolare e il movimento costante degli archi, rinforzato dai caratteristici rintocchi delle campane e dal lirico intervento solistico del corno francese. Dopo l’introduzione orchestrale, piuttosto lunga, segue l’intervento del mezzosoprano solo. Le parti vocali sono trattate in maniera strumentale, con salti di seste, settime e simili nelle singole parti, piuttosto che essere sviluppate come linee melodiche che si muovono per seconde o per terze. Il materiale musicale di tutto l’Exultet segue un ritmo costante, caratteristica che può essere interpretata come simbolo della veridicità della Resurrezione e dell’eternità immutabile di Dio. L’uso delle sole voci femminili sembra assumere un profondo senso teologico, quasi a richiamare le donne che per prime scoprirono la verità sulla Risurrezione mentre portavano gli oli profumati al sepolcro, con la Maddalena che per prima potè vedere Cristo Risorto.
Il terzo movimento, Terra nova et caelum novum (Terra nuova e cielo nuovo), per coro misto e orchestra d’archi (2006/2007), fu commissionato per il sessantesimo anniversario della Polish Composers’ Union e dedicato a Stephen Layton. Il suo messaggio centrale, contenuto in alcuni estratti dell’Apocalisse, è affidato dal compositore al coro, mentre gli archi ricoprono per lo più un ruolo di accompagnamento. Il movimento si apre con la sezione maschile del coro che canta un piano, con una modulazione da fa minore a la bemolle maggiore. Il coro misto entra diverse battute dopo, leggermente rafforzato dagli accordi degli archi. Il materiale musicale del Terra nova si sviluppa con una logica decisamente narrativa, da qui la necessità di utilizzare la tecnica nota contra notam all’inizio e di condurre la narrazione anche attraverso i valori ritmici. Terra nova contiene inoltre alcuni riferimenti simbolici. La modulazione di cui sopra evoca l’associazione con la luce (la luce di Cristo intonata dal sacerdote durante la Veglia Pasquale). L’effetto di illuminazione è enfatizzato dal graduale spostamento della musica verso tessiture più acute, dall’ampliamento del registro grazie all’aggiunta delle voci femminili a quelle maschili e dalla modulazione dal modo minore al modo maggiore (sulle parole terra nuova). Un ruolo importante è giocato anche dall’imitazione (con l’ingresso successivo delle parti, a partire dai soprani).
Il movimento conclusivo della Prima Sinfonia, Et expecto resurrectionem mortuorum, è basato su frammenti di tre testi: l’enciclica Dives in misericordia di Giovanni Paolo II (VIII, 15), il brano Christus vincit, eseguito principalmente per la Festa di Cristo Re (l’ultima domenica prima dell’Avvento) e l’ultimo versetto del Credo aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà – che corrisponde alla fede di San Giovanni nel nuovo cielo e nella nuova terra contenuta nell’Apocalisse. Il movimento si apre con una fanfara cerimoniale degli ottoni accompagnati dalle percussioni, con un passaggio dal forte al piano. La narrazione viene quindi portata avanti dalla sezione dei fiati finché, a un certo punto, cominciano a dominare le fanfare delle trombe con ritmo puntato. L’introduzione strumentale piuttosto lunga presenta dunque un carattere solenne. La seconda sezione (Grave), lenta e sommessa, si apre con gli archi nel registro grave. Il loro timbro è sottilmente arricchito da ingressi percussivi del pianoforte, della gran cassa e del tam-tam, che creano l’ambientazione sonora per l’ingresso del baritono (In Iesu Christi crucifixi resuscitatique nomine…). Dopo un po’ si uniscono gli ottoni, che aumentano gradualmente la drammaticità del messaggio musicale (quod in generis humani permanet historia), con veloci, brevi interventi degli archi che portano fino al culmine. Segue un’altra sezione, di nuovo nel registro grave. Gli archi e i fagotti sono preceduti da brevi, energici esclamazioni corali (vocem nostram precemque attollimus). Dopo un po’, i tre solisti cantano all’unisono Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat (Cristo vince, Cristo regna, Cristo è il Signore), come contrappeso agli interventi corali. Il finale riprende le parole ut hoc tempore historiae rursus adhuc ille reveletur amor (…che questo amore possa ancora una volta essere rivelato in questa fase della storia), affidate al mezzosoprano solo, al quale si unisce poi anche il soprano. Il potente unisono corale, distribuito su più ottave e basato sui motivi del Gaudium et spes, può simboleggiare l’unità di tutti i fedeli – l’intera Chiesa – e, allo stesso tempo, può riferirsi a Dio come Trinità nell’Unità. Il finale comprende citazioni dai movimenti precedenti: Exultet (mezzosoprano solo sulle parole peccato videlicet potentior ac morte) e Gaudium et spes (et expecto resurrectionem mortuorum).

La Prima Sinfonia contiene un chiaro messaggio cristocentrico e cristologico. Come scrive il compositore sul suo sito web: «Il brano comunica la fede nella protezione della Divina Provvidenza e nel nuovo cielo e nella nuova terra, e nei frutti di questa fede: la gioia, la speranza, la resurrezione e l’amore, che è più potente del male e della morte». Il messaggio della composizione è contenuto nei testi che, anche se tratti da varie fonti, costituiscono un insieme coerente. Grazie alla ripetizione nel finale di alcuni frammenti precedenti, anche in termini musicali, il messaggio centrale dell’opera emerge molto distintamente. La gioia e speranza del primo movimento è una riaffermazione della gioia derivata dalla risurrezione di Cristo, di cui si parla nell’Annuncio Pasquale. Si tratta della stessa speranza che è stata spesso trasmessa da san Giovanni Paolo II, compresa l’enciclica Dives in misericordia, citata nella Sinfonia di Łukaszewski nella forma di una richiesta supplichevole, piena di fiducia e di speranza. L’acclamazione finale di Cristo Re nell’ultimo movimento dell’opera – Christus vincit – (presente anche nel finale della Via Crucis di Łukaszewski) sottolinea la convinzione cristiana che Cristo è il Re e Signore dell’universo.
La Prima Sinfonia è stata eseguita diverse volte. Il posto d’onore va a due presentazioni dell’opera durante l’inaugurazione della stagione 2011/2012 della Filarmonica Nazionale di Varsavia (con Anna Mikołajczyk-Niewiedział - soprano, Agnieszka Rehlis - mezzosoprano, Jarosław Brek - baritono, National Philharmonic Chorus and Orchestra diretta da Antoni Wit). Paweł Łukaszewski era impegnato come compositore in residence durante quella stagione.

Questo sito utilizza cookies propri e di altri siti. Se vuoi saperne di più . Continuando la navigazione ne autorizzi l'uso.