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Il panorama corale europeo

di Rossana Paliaga
dossier "L'Europa che canta", Choraliter 50, agosto 2016

La percentuale europea riguardante la popolazione che pratica attività corale (4,5%) uniforma una realtà molto diversificata. L’intensità del fenomeno varia infatti molto in diverse aree, estendendosi da un minimo di 2,3% a un massimo di 11%. 

Paesi con dati % di coristi / popolazione
Potenziale num. coristi
% sul tot. coristi UE28
% sul tot. coristi europei
Austria
11,0%
   925.000
  4,1%  2,5%
Belgio
  3,8%
   418.000  1,9%  1,1%
Danimarca
  2,6%
   145.000  0,6%  0,4%
Estonia
  4,6%
     61.000  0,3%  0,2%
Finlandia
  5,0%
   268.000  1,2%  0,7%
Francia
  4,0%
2.630.000
11,6%
  7,1%
Germania
  6,3%
4.813.000
21,3%
13,0%
Irlanda
  5,0%
   229.000  1,0%  0,6%
Italia
  5,0%
3.021.000
13,4%
  8,1%
Lettonia  5,0%   118.000  0,5%  0,3%
Lituania
  5,0%   170.000  0,8%
  0,5%
Norvegia
  5,0%   246.000non UE
  0,7%
Paesi Bassi
10,7%1.786.000
  7,9%  4,8%
Polonia
  2,3%   885.000
  3,9%  2,4%
Regno Unito
  3,3%2.047.000
  9,1%  5,5%
Romania
  2,9%   583.000  2,6%  1,6%
Slovenia
  8,3%   170.000  0,8%  0,5%
Spagna
  2,4%1.131.000  5,0%  3,0%
Svezia
  6,0%
   561.000  2,5%  1,5%
Svizzera
  7,2%   560.000non UE  1,5%
Ungheria
  3,0%   299.000  1,3%  0,8%
Altri paesi dell’UE28
  4,5%
          -10,3%
    -
Altri paesi d’Europa
  4,5%
          -     -43,3%

Questa tabella indica i numeri (arrotondati) dei coristi e le proporzioni relative di questi numeri nell’ambito dell’Unione Europea e nell’ambito del continente. Le percentuali vanno sempre considerate in rapporto alla popolazione del paese in questione. La Spagna ha ad esempio soltanto il 2,4% di coristi sulla base della popolazione nazionale, ma questo dato costituisce il 5% dei coristi complessivi dell’Unione Europea e il 3% dei coristi europei. La Svezia ha il 6% della popolazione che canta, ma questi coristi costituiscono il 2,5% dei coristi UE e soltanto l’1,5% dei coristi del continente. Quindi in una prospettiva europea ci sono più coristi spagnoli che svedesi, anche se una maggiore percentuale relativa di svedesi risulta impegnata nel canto corale nel proprio paese. 

Abbiamo potuto fornire dati affidabili per 19 paesi e abbiamo diversificato l’intensità dell’attività corale con sfumature di colore diverse. Per gli altri paesi non è stato possibile ottenere informazioni statistiche complete nel corso di questa ricerca. 

Dimensioni degli organici

Sulla base delle risposte al questionario, è possibile fissare la media di coristi per singolo coro a 36 unità. Nella seguente tabella i dati raccolti sono stati integrati dalle informazioni fornite da istituzioni culturali o istituti di statistica.

PaeseNum medio di coristiFonte dei dati
Austria
32
Singing Europe
Belgio
35
Koor&Stem
Danimarca
29
Singing Europe, DAM
Estonia
33
Singing Europe
Finlandia
  -(risposte insufficienti)
Francia
40
Singing Europe, Lephay-Merlin e altri
Germania
37
MIZ01
Irlanda
20
Irish Choral Association
Italia
28
Singing Europe
Lettonia
27
Latvian National Culture Center
Lituania
40
Singing Europe
Norvegia
35
Norges Korforbund 
Paesi Bassi
36
Singing Europe
Polonia
30
Singing Europe
Portogallo
33
Singing Europe, numero non elevato di risposte
Regno Unito
54
Singing Europe, numero non elevato di risposte
Romania
  -(risposte insufficienti)
Russia
39
Singing Europe, numero non elevato di risposte
Serbia
46
Singing Europe, numero non elevato di risposte
Slovacchia
27
Singing Europe, numero non elevato di risposte
Slovenia
30
Singing Europe
Spagna
44
Singing Europe
Svezia
39
Singing Europe
Svizzera
40
Singing Europe
Ungheria
36
Singing Europe

Le organizzazioni e istituzioni nazionali hanno dimostrato in genere di avere una visione molto approssimativa del loro panorama corale. I numeri sono sempre sottostimati. In Francia per esempio una fonte accademica indicava 10.000 cori in attività, ma la stima esatta ruota intorno ai 65.600 gruppi. Il Centro culturale nazionale lettone ha contato 1530 gruppi, che costituiscono però soltanto il 35% dei reali 4380 cori attivi. Le statistiche sono poco accurate per un motivo ragionevole: cantare insieme non richiede necessariamente la registrazione dell’attività. Il canto corale non è regolato da leggi, non necessita obbligatoriamente di specifiche assicurazioni o di permessi scritti per essere praticato. Di conseguenza sono molti i gruppi informali, alcuni senza contatti con organizzazioni o pubbliche istituzioni, quindi invisibili.
Altre attività del tempo libero prevedono invece un facile accesso a stime del numero di partecipanti. Ad esempio molti sport collettivi richiedono licenze o assicurazioni specifiche ai propri partecipanti. Ma per cantare insieme basta una stanza sufficientemente grande (e magari un diapason). Cantare in coro è una forma d’arte che non necessita di una cornice complessa o fortemente regolata, né di infrastrutture particolari. È un grande vantaggio rispetto ad altre forme d’arte, ma rende questa attività meno visibile, più difficile da censire, e non permette di mettere in luce il suo vero ruolo nella società. 

I coristi per genere

La seguente tabella presenta la distribuzione dei coristi in base al genere in vari paesi europei. Le percentuali vengono messe a confronto con i dati degli Stati Uniti d’America e con il sondaggio di Singing Europe. La prima osservazione generale riguarda le proporzioni nella distribuzione per genere: un terzo della popolazione corale è maschile, un dato confermato dal sondaggio. Tuttavia ci sono paesi che rivelano un equilibrio tra i generi, mentre l’Estonia si distingue per il maggior numero di coriste.

PaesePopolazione che cantaPopolazione femminile che canta in coro
Coriste donne
Popolazione maschile che canta in coro
Coristi uomini
Germania 2006 
  6,3%  7,4%61,0%
  5,0%
39,0%
Francia 2003 
  4,0%  4,0%68,5%
  2,0%31,5%
Italia 2015 
  4,5%  5,5%61,0%
  3,5%39,0%
Polonia 2009 
  2,3%  2,3%53,0%
  2,2%
47,0%
Romania 2014 
  2,9%  4,0%71,0%
  2,0%
29,0%
Svezia 2012 
  6,0%  7,1%59,0%
  4,9%
41,0%
Austria 2010 
11,0%
11,9%
54,0%
10,1%
46,0%
Croazia 2010 
    -    -68,0%
    -32,0%
Slovenia 2014 
  8,3%11,5%
67,0%
  7,9%
33,0%
Estonia 2012 
  4,6%
  7,0%
76,5%
  2,2%23,5%
Singing Europe 2013/14
    -  5,4%67,0%
  2,6%
33,0%
USA 2008
  5,2%  6,3%63,0%
  3,9%37,0%

Età dei coristi

I dati statistici esistenti per alcuni paesi permettono una visione panoramica della situazione corale a livello generazionale, ma attualmente non ci sono dati disponibili che possano descrivere con maggiore precisione la realtà europea. È stato possibile ottenere informazioni dettagliate per Germania, Francia, Polonia e Svezia. I dati di Romania e Slovenia si basano sui sondaggi. I dati italiani derivano da uno studio promosso da Feniarco e ispirato al progetto Singing Europe. Nel grafico è possibile osservare le percentuali di coristi in base alle fasce d’età.

Il coro nel corso della vita

Nei gruppi di giovani dai 14 ai 24 anni il numero di coristi tende a superare la percentuale media europea. La fascia tra i 20 e i 24 anni è la più attiva nella maggior parte dei paesi, eccetto la Germania.

  • Tra i 25 e i 39 anni di età, per molti il periodo della ricerca del lavoro e della costruzione di una famiglia, la partecipazione all’attività corale crolla notevolmente nella maggior parte dei casi.
  • Tra i 40 e i 50 anni si nota un aumento della partecipazione all’attività corale che raggiunge poi i picchi massimi in corrispondenza del pensionamento.
  • La partecipazione degli over 64 rimane nelle medie nazionali a eccezione della Germania, dove si stabilizza sui livelli più alti.

Confronti

La ricerca ha proposto un confronto tra Germania, Slovenia, Italia e Polonia, i paesi che hanno offerto i dati più rilevanti.
In Germania la partecipazione all’attività corale cresce praticamente con l’età. La Slovenia è un paese nel quale rispetto alla media europea canta in un coro il doppio delle persone, ma sono soprattutto i giovani nella fascia tra i 14 e i 34 anni a garantire al paese questo risultato. Il numero di coristi con attività corale regolare è stabile attraverso tutte le fasce di età ma, andando nel dettaglio, una considerevole parte della popolazione corale tra i 18 e i 50 anni partecipa ad attività corali di carattere più occasionale, ovvero con prove una volta o meno al mese, ovvero collabora a progetto. 
La Polonia presenta un modello atipico, nel quale non si verifica un aumento della partecipazione in età più avanzata. La prevalenza di giovani coristi può significare un maggiore interesse generale nei confronti della coralità o un maggiore supporto di questa attività.
Feniarco ha condotto un’indagine professionale basandosi sulle domande sviluppate nel progetto Singing Europe. I risultati globali indicano una media nel numero di coristi leggermente inferiore rispetto ai dati della ricerca europea. Il profilo demografico mostra una tendenza interessante, con un alto livello di attività corale durante la parte attiva del ciclo della vita, come anche nei bambini e nei giovani. Il boom corale registrato in Italia tra gli anni 1960 e 1985 sembra continuare anche nelle generazioni più giovani.  

Perché si canta in coro?

Per rispondere dovremmo considerare diversi fattori individuali come il livello di educazione, ma anche genere, reddito, tempo libero disponibile, accesso all’educazione musicale… Occorre infatti confrontare e mettere in relazione queste informazioni con l’attività corale del singolo e provare a individuare fattori che promuovono o ostacolano la pratica del canto collettivo. Sfortunatamente non abbiamo a disposizione questi dati per la maggior parte dei paesi considerati nei quali inoltre, come insegna la sociologia, esistono situazioni molto diverse. Abbiamo tuttavia raccolto per ogni paese una serie di informazioni relative all’intensità dell’attività corale e le abbiamo combinate con altri dati a nostra disposizione, un approccio che riduce il singolo corista a cittadino medio, ma può permetterci alcuni raffronti.

Benessere nazionale

Qualcuno potrebbe pensare che paesi più ricchi possano avere un più alto livello di attività corale. È veramente così? Possiamo effettivamente notare che paesi più ricchi statisticamente tendono ad avere una maggiore intensità della vita corale, ma non possiamo dedurne una causalità diretta. Mettendo in relazione il prodotto interno lordo pro capite con la partecipazione alla coralità, emergono effettivamente diverse corrispondenze, ma anche eccezioni. Il canto corale si sviluppa soprattutto in società che godono di un certo benessere e dove le persone hanno più risorse e forse più tempo da investire in attività culturali, al tempo stesso di pari passo con la possibilità, ma anche la volontà di investire nella cultura. 

Educazione

La relazione tra il conseguimento di un titolo di studio superiore e l’attività corale mostra effetti relativamente deboli. Al giorno d’oggi non ci sono grandi differenze tra i vari paesi europei a livello di istruzione media. Basandoci sui dati disponibili, possiamo osservare che la percentuale di persone con educazione superiore è generalmente più alta nelle statistiche relative ai coristi che nei numeri relativi all’intera popolazione. Tra gli esempi illustrati da questo grafico possiamo evidenziare l’eccezione dell’Italia, dove l’attività corale in rapporto al livello di istruzione sembra essere diffusa su un più ampio spettro.

Tempo libero

La correlazione tra tempo libero su base annuale e partecipazione ad attività corali esiste ma in forma poco significativa. Tuttavia la mancanza di tempo libero è direttamente proporzionata al tempo dedicato all’attività corale. Questo vale in particolar modo per i paesi con meno tempo libero a disposizione, che risultano essere Polonia e Ungheria. Economie ricche come quelle di Norvegia, Paesi Bassi e Svezia portano ad avere la maggiore quantità di tempo libero, ma senza conseguenze dirette e uniformi nell’intensità dell’attività corale. Questo significa che il fattore del tempo libero è soltanto una tra le condizioni favorevoli allo sviluppo della coralità. Certamente nel corso della vita sperimentiamo situazioni professionali, personali e familiari che comportano diverse opportunità riguardo il tempo libero. In questo caso la relazione tra fasce di età (quindi tempo libero in media) e attività corale è molto più diretta. Una possibile interpretazione del fenomeno potrebbe essere che la musica corale viene considerata in primo luogo uno svago e non ha priorità rispetto ad altre attività. Questa interpretazione è coerente con la percezione degli stakeholders che vedono la coralità come un’attività che riunisce prevalentemente cantori amatoriali non retribuiti.

Sistema educativo

Un fattore favorevole allo sviluppo del canto corale è il supporto di un sistema educativo. Tutti i paesi europei provvedono all’educazione musicale, ma in proporzioni molto diverse e non è scontato che la musica vocale abbia effettivamente un posto in questa cornice. Soltanto in Slovenia ed Estonia il coro è una pratica inserita regolarmente nel programma scolastico. Nella maggior parte degli altri paesi europei rientra invece nell’ambito delle attività extracurricolari, organizzate a scuola o coordinate da altri istituti di istruzione. I paesi che danno spazio all’attività corale nei programmi scolastici hanno anche in media una maggiore attenzione e intensità nell’attività corale. I dati a disposizione per l’Italia confermerebbero una crescita di interesse per l’attività corale in ambito scolastico.

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