Il testo musicato è tratto dalla Divina Commedia, terzo canto dell’Inferno (versi 82-93) e si riferisce all’incontro tra Caronte e il sommo poeta:Ed ecco verso noi venir per naveun vecchio, bianco per antico pelo,gridando: «Guai a voi, anime prave!Non isperate mai veder lo cielo:i’ vegno per menarvi a l’altra rivane le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo.E tu che se’ costì, anima viva,pàrtiti da cotesti che son morti».Ma poi che vide ch’io non mi partiva,disse: «Per altra via, per altri portiverrai a piaggia, non qui, per passare:più lieve legno convien che ti porti».
La forza del personaggio di Caronte mi ha portato a prediligere materiale melodico costruito sulla scala ottofonica che considero particolarmente efficace in composizioni dal carattere misterioso, oscuro e drammatico. Questa scelta di materiale ha ovviamente influito anche sulle soluzioni armoniche dando vita a un brano che ritengo piuttosto colorato, evocativo e immaginifico.Dal punto di vista costruttivo il brano rispecchia abbastanza fedelmente la forma delle terzine dantesche con l’aggiunta di una ripresa finale della sezione di apertura.Si apre con un ondulato ostinato in semicrome affidato alle voci femminili che vorrebbe evocare i lontani lamenti delle anime dannate. Su questo sfondo si innesta la prima idea melodica della sezione A, e dell’intera composizione, affidata alle voci maschili sui versi «Ed ecco verso noi venir per nave un vecchio, bianco per antico pelo»:

Questo procedimento viene portato avanti fino a battuta 19 dove il coro si ricompatta e omoritmicamente declama con forza i versi: «Guai a voi, anime prave!» raggiungendo un climax a battuta 22. Dopo un glissando discendente le anime fluttuanti riprendono il loro lamento mentre Caronte, che è qui personificato da un tenore solista, canta i versi «Non isperate mai veder lo cielo», seguito da un’eco nostalgica nelle voci femminili («riveder lo cielo»).A battuta 35 ha inizio una nuova sezione (B) dal carattere tenebroso e severo, nella quale Caronte spiega a Dante e Virgilio chi è e qual è il suo compito: «i’ vegno per menarvi a l’altra riva ne le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo». La scala ottofonica non è qui utilizzata in maniera sistematica come in precedenza ma lascia spazio anche a interventi modali e a una progressione cromatica discendente fra le battute 40-43:

Una piccola coda, nella quale ricompaiono i lamenti delle anime, collega la sezione B a una nuova sezione (C): Andante spettrale (battuta 48).In questa parte le anime dannate sembrano avvicinarsi e prendere parte alla scena rimarcando gli emblematici versi di Caronte attraverso nuovi lamenti e sussurri non intonati sul testo «guai a voi anime prave». Nel frattempo, la voce del traghettatore viene affidata a un contralto solista: «E tu che se’ costì, anima viva, pàrtiti da cotesti che son morti». Le anime si avvicinano sempre di più e contribuiscono, attraverso un graduale crescendo, al raggiungimento di un nuovo climax (battuta 61) che sfocia quasi in un urlo di terrore.A battuta 66 abbiamo una ripresa della parte iniziale della sezione B con le sole voci femminili alle quali si aggiungono gradualmente tutte le altre per arrivare a misura 71 con un passaggio omoritmico più cantabile che porta a un nuovo climax: «Per altra via, per altri porti verrai a piaggia, non qui, per passare: più lieve legno convien che ti porti».Con il Tempo I di battuta 76 si ritorna all’idea introduttiva della composizione (questa volta trasposta un tono sotto) dove le voci maschili sono ancora protagoniste e quelle femminili tornano a vagare come anime fluttuanti fino a disgregarsi nella coda finale dove la figurazione originale di semicrome si dissolve in alea controllata mentre i bassi mantengono un pedale in canto armonico.

Le voci femminili si staccano dai lati e cominciano a uscire di scena allontanandosi da quelle maschili. In questa conclusione, come in altri passaggi della composizione, ho aggiunto delle indicazioni drammaturgiche in modo tale che i coristi si trasformino in veri e propri attori che coinvolgono l’ascoltatore anche attraverso lo sguardo e il movimento, oltre che con il canto. Lo spettatore diventa simbolicamente Dante stesso, e può meglio immedesimarsi nella situazione vissuta dal sommo poeta.Occhi di bragia è stato eseguito per la prima volta il 23 ottobre 2022 presso il Conservatorio G. Verdi di Torino in occasione del Concorso per direttori di coro Fosco Corti. L’esecuzione è stata affidata al Coro della Filarmonica Slovena. La composizione è pubblicata da Feniarco ed è disponibile nello shop online.