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Requiem for the ancestors

di Tadeja Vulc
Dossier Compositore, Choraliter 74, settembre 2024

Requiem for the ancestors (2018) è stato creato come un inno ai miei antenati, grazie ai quali sono qui oggi e grazie ai quali posso essere chi sono. All’inizio, volevo scrivere un Requiem solo per mia madre, ma col tempo ho capito che era giusto scriverlo anche per tutti gli altri, pur riservando a lei una parte speciale. L’ho composto per soprano e baritono solisti, coro misto e orchestra da camera. La prima esecuzione risale al 30 novembre 2018.

Nella composizione utilizzo due lingue, latino e sloveno, come lingue che descrivono la dualità delle famiglie da cui provengono i miei genitori. Non ci rendiamo conto abbastanza che nostra madre e nostro padre non sono imparentati e provengono da famiglie diverse, dove ognuna aveva le proprie usanze e “la propria” lingua. Ma poiché noi (i miei genitori e io) siamo diventati una famiglia completamente “nuova”, ho aggiunto un’ulteriore lingua alla chiusura del Requiem: l’inglese, una lingua che è molto presente e utilizzata per la comunicazione in tutto il mondo al giorno d’oggi. Alcuni testi dei movimenti sono stati presi dalla Messa per i defunti mentre alcuni di essi sono stati scritti da me, a eccezione di un testo in inglese, che è stato scritto da Tea Plaftak.

Il Requiem è composto da nove movimenti che dovrebbero procedere dal primo all’ultimo senza pause. Per una migliore comprensione potrebbe però essere divisa in tre sezioni:

I. CONFRONTO/NEGAZIONE

1. Requiem Aeternam (coro + orchestra da camera)
2. Kyrie Eleison (coro + orchestra da camera + soprano e baritono solista)
3. Mama/Madre (coro + coro solista + orchestra da camera)

II. REALIZZAZIONE DEL GIUDIZIO/ACCETTAZIONE DELLA VERITÀ e INCIPIT DI “NUOVO” PASSO

4. Dies Irae (coro + orchestra da camera + soprano solista)
5. Confutatis - Lacrimosa (baritono solista + fisarmonica)
6. Dvogovor/Dialogo (coro solista + coro)

III. TRASFORMAZIONE NELLA LUCE
7. Sanctus (coro + soprano solista + pianoforte)
8. Otroška spokojnost / A Child’s Peacefulness (orchestra da camera + soprano solista)
9. An Everlasting Circle (coro + orchestra da camera + soprano e baritono solista)

1. Requiem Aeternam

Il primo movimento inizia in maniera piuttosto cupa, come una preghiera per i morti. Volevo rappresentare un mondo tra i sogni e la realtà (dopo la morte di mia madre, quando mi svegliavo la mattina, io stessa pensavo se fosse davvero morta o se quella morte l’avessi solo sognata). La sezione maschile del coro canta Requiem Aeternam, mentre la parte femminile rappresenta le “voci nella testa”, le voci dei sogni, che ho diviso in due parti: i pensieri luminosi e i pensieri più tetri. Dall’inizio c’è un letto sul palco in cui dorme una solista del coro femminile (questa cantante rappresenta me). Si rigira e si rigira nel sonno e, con il suo movimento, anche la musica cambia: a volte è speranzosa e positiva, altre volte la sua visione è crudele, come la realtà della morte.

2. Kyrie Eleison

Nel secondo movimento, nel quale i solisti cantano Kyrie Eleison e Christe Eleison, la sensazione trasmessa al pubblico è quella della semplice preghiera di due persone che osservano la situazione scenica senza esserne toccati: metà del coro disturba la solista mentre l’altra metà del coro la consola (alla fine del Requiem ci rendiamo conto che in realtà sono i suoi genitori, che guardano la loro bambina dall’aldilà e pregano per lei).

3. Mama/Madre

Il terzo movimento sveglia la solista, che mostra la sua tristezza per la perdita di una persona cara. La solista canta in lingua slovena: «Non ho più una madre… Non ho più un padre ed è per questo che non sono più una bambina… Dove sei, madre?». In certi punti la solista è raggiunta da alcuni solisti del coro. Le soliste femminili si muovono allo stesso modo della solista principale: mostrano come l’anima possa spezzarsi in diversi frammenti. Alla fine del movimento il letto viene rimosso dal palco, senza che la musica debba lasciare alcun commento.

4. Dies Irae

Affrontare la verità. Il giorno del giudizio è giunto. Una sentenza che ho composto in più parti. Inizia e finisce con Dies Irae, ma nel mezzo possiamo anche sentire il Mors stupebit (dove viene indicato quanto sia importante il respiro per la vita e i cantanti si coprono la bocca mentre respirano), il Tuba mirum, la preghiera del soprano con il testo del Kyrie Eleison.

5. Confutatis - Lacrimosa

Questo movimento è composto per baritono solista e fisarmonica. Come riflessione, come preghiera nella quale Lacrimosa e Confutatis si intrecciano con l’Ave Maria.

6. Dvogovor/Dialogo

Un dialogo tra il coro e il solista, nel quale il coro dà voce ai pensieri del solista. L’intero movimento è costruito su discorsi e movimenti sul palco. Come se stessi parlando con te stesso, su come andare avanti, su come realizzare che la vita continua comunque, nonostante tutto. Il clima è positivo.

7. Sanctus

Il Sanctus rappresenta una nuova via, una via di luce, la salvezza.

8. Otroška spokojnost / Una pace infantile

La tranquillità di un bambino è resa attraverso un organico composto da un’orchestra da camera e una soprano solista. Il testo è tratto dal Salmo 131. Riflette la serenità di un bambino nelle braccia della madre, che non ne culla solo il corpo, ma anche l’anima. La musica accompagna dolcemente la solista e dà una sensazione di serenità.

9. An Everlasting Circle

L’ultimo movimento (una musica circolare, che disegna un rinnovarsi eterno per coro, orchestra da camera, soprano e baritono solista) è un inno a tutti gli antenati. Il Requiem si chiude con un pensiero di pace; tutto è come dovrebbe essere. Le anime dei morti riposano in pace mentre noi, i vivi, siamo coloro che possono ancora fare qualcosa e dovremmo essere grati per ogni momento di vita. La parte finale comporta un effetto visivo molto importante sul palco: il coro inizia a formare un albero genealogico e di fronte al coro ci sono i solisti (il che fa capire al pubblico che sono stati la madre e il padre per tutto il tempo) e, con l’ultimo accordo, il direttore si gira, diventando la persona che porta l’albero genealogico.

Ora ci rendiamo conto che non siamo soli, che tutto è in ordine e che molte anime del passato, le cui vite ci hanno aiutato a essere “qui” oggi, stanno dietro di noi. 

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