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Al centro la voce
Intervista a Z. Randall Stroope

di Luisa Antoni
Dossier compositori, Choraliter 51, dicembre 2016

Oggi il modo più semplice e veloce di informarsi su qualcuno lo offre internet e, se si tratta di un musicista, il portale più frequentato (anche dai direttori artistici di festival) è Youtube. Al nome di Randall Stroope corrispondono più di 28.000 risultati su Youtube e lo stesso compositore ha una pagina su Wikipedia e un suo sito internet in sette lingue, dov’è possibile anche acquistare le sue partiture. Quindi anche le prime informazioni su di lui si trovano su queste piattaforme sociali. Il passo successivo per conoscere meglio una persona è leggere le interviste fatte. 

Così Choraliter ha scelto di presentare Stroope, compositore americano che è spesso in Europa, attraverso un’intervista che mi è stata commissionata e in cui, diligentemente, riporto ciò che il compositore mi ha riferito in inglese, traducendolo ovviamente per il lettore italiano.  

Ho iniziato a studiare musica quando avevo otto anni e, come tanti, ho iniziato con il pianoforte. Poi ho iniziato a prendere lezioni di canto abbastanza presto. Mi piaceva l’idea di insegnare e di essere comunque nel mondo musicale. Mi sembrava che l’insegnamento e il canto potessero stare assieme organicamente, quindi sono diventato un insegnante. Sono andato al college e il mio primo diploma è stato in educazione musicale. Poi il mio secondo diploma è stato nell’esecuzione vocale, io sono un tenore. Ho visto che è molto utile avere questo diploma assieme a quello di educazione musicale. Il mio dottorato è stato invece in direzione. Ritengo che tutti e tre questi diplomi formino una triade interessante. Il mio primo impiego è stato l’insegnamento in una scuola superiore in Colorado, dopo sono diventato un professore al college, da allora ho insegnato in tre diversi college e attualmente sono docente al college della Oklahoma State University, Oklahoma si trova nella parte centrale degli Stati Uniti. 

Lei ci ha parlato del suo dottorato di musica. In Italia attualmente è impossibile fare un dottorato in musica, ci spiega un po’ come funzione in Usa, è abbastanza comune fare il dottorato?

Certo. Attualmente ci sono tre differenti corsi di studi di dottorato: il più comune è definito DMA che significa dottore in arti musicali, poi c’è il PhD che di solito è proposto nei college musicali e per gli storici della musica. Il DMA è di solito per la direzione e per la pratica performativa. In USA ci sono diverse scuole che propongono questo tipo di studi avanzati. 

Lei è anche un compositore conosciuto e apprezzato. Quando ha iniziato a comporre?

Ho iniziato a scrivere musica quanto ho iniziato a suonare il pianoforte a otto anni, ho ancora i miei manoscritti di allora, gli spartiti di questo periodo. Poi quando mi sono diplomato al college in educazione musicale ho iniziato a studiare composizione con il professore di composizione di lì. Mi divertiva molto scrivere e quindi ho deciso di prendere lezioni private con lui per ben ventun anni. In realtà ho studiato con due differenti maestri, Cecil Effinger e Normand Lockwood. Entrambi hanno studiato con Nadia Boulanger a Parigi e sono stati dei magnifici insegnanti. Molto gentili, con un vasto sapere, erano capaci di mettersi in sintonia con le persone, mi sono trovato molto bene con loro. 

Lei ha una produzione molto ricca con più di un milione e mezzo di brani venduti. 

Sì, credo di essere molto fortunato: tanti coristi e direttori di coro negli Stati Uniti apprezzano i miei brani, il mio stile, le mie scelte dei testi. Ho scritto per cori, per orchestra, per ensemble di ottoni, per organo e per quelle che chiamiamo orchestre di fiati. 

…però la voce è il cuore della sua composizione?

Assolutamente sì. La voce è il cuore di tutta la musica nel senso che l’idea di capire e di sentire un suono in noi stessi è una cosa molto personale. Suonare uno strumento è indubbiamente meraviglioso, ma produrre un suono in noi stessi è diverso. Non c’è la necessità di comprare uno strumento, di cercarne uno migliore, abbiamo la voce dalla nascita, la comprendiamo intimamente. La voce è il centro di tutto l’universo musicale anche dalla prospettiva della composizione.

Lei ha scelto di mettere in musica diverse lingue, quali?

Ovviamente l’inglese, poi il latino, un numero considerevole di testi spagnoli, ho musicato testi tedeschi, un brano molto conosciuto qui in Italia, Ma la notte, poi in francese. Queste sono le principali lingue che ho utilizzato.

Come sceglie i testi da mettere in musica?

Scelgo dei testi che sento vicini, che mi dicono qualcosa, con cui sento un legame. Quando leggo un testo deve essere del genere che vorrei rileggere una seconda volta e poi una terza. Per me il testo è come un bellissimo quadro di cui il compositore crea la cornice. Io vedo me stesso come colui che rende il testo più fruibile (almeno lo spero!). Per me non è la musica a essere l’elemento principale ma è il testo a essere l’elemento più importante. 

Lei è attualmente in giro per lavoro dagli inizi di maggio (l’intervista è stata realizzata al seminario per compositori di Feniarco ad Aosta che si è svolto dal 17 al 24 di luglio). Un uomo molto impegnato, direi… 

Oltre alla mia attività di insegnante universitario durante l’anno accademico tengo anche una media di trentadue concerti fuori dall’università e circa venti concerti all’università. C’è un lavoro notevole di pianificazione, di programmazione di repertorio, di organizzazione, di coordinamento degli eventi e dei viaggi. Ci sono ovviamente le prove, una vita indaffarata, insomma. Io però sono molto felice di poter fare musica lavorando e incontrando le persone.

Lei all’Università insegna cosa esattamente?

Insegno principalmente direzione a livello intermedio e a livello superiore. Poi ho tre cori: un coro femminile, un coro da camera e un gruppo corale misto più numeroso che chiamiamo da concerto.   

Sono tutti cori dell’Università?

Esattamente.

Lei è anche il direttore artistico di due festival in Europa.

Sì, sono il direttore artistico di un festival a Roma da ben dieci anni. I nostri concerti si svolgono alla Basilica di Santa Maria Sopra Minerva nella città di Roma. Spesso cantiamo messa alla Basilica di San Pietro. L’altro festival si svolge a Barcellona. Entrambi i festival sono internazionali e i cori vengono da tutto il mondo.

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