Grazie a una ricca varietà di lezioni collettive di Consapevolezza attraverso il movimento® e individuali di Integrazione Funzionale®, il metodo Feldenkrais permette di percepire i collegamenti funzionali tra tutte le parti del proprio corpo, e di sentire concretamente la relazione dinamica tra la postura, l’azione che si compie e il respiro. Questa particolare esperienza motoria accresce la consapevolezza, migliora la respirazione e l’emissione della voce.
Dopo essermi formata direttamente con Feldenkrais negli Stati Uniti nei primi anni Ottanta, insegno questo metodo da trentacinque anni in Italia e all’estero e a mia volta formo insegnanti Feldenkrais. Ho lavorato con cantanti, musicisti, attori e performer e ho potuto verificare l’importanza di riconoscere le proprie abitudini motorie e respiratorie per poi arricchirne la qualità e sperimentare un respiro libero. Un respiro che occupi tutti gli spazi disponibili e sia sempre in sintonia con i diversi gesti.
Se osserviamo un neonato, ci sembra che respiri con tutto il corpo, come se i suoi polmoni potessero raggiungere i piedi e le mani. Non è così per gli adulti. Che cosa influenza il nostro respiro?
Certamente una tensione muscolare costante o improvvisa, dettata da sforzi, da pensieri o emozioni. Ma a limitarci è anche la mancanza di consapevolezza della nostra postura e delle diverse parti del torace coinvolte in ogni respiro. Il torace, sede e protezione dei polmoni, è composto da dodici coste, dodici vertebre e dallo sterno.
Ogni nostro respiro trasmette dunque movimento a tutte le articolazioni, cambiando leggermente la forma del torace. Il diaframma, la cupola muscolare alla base del torace, si contrae e si appiattisce quando inspiriamo, mentre lascia andare e sale quando espiriamo, ed è collegato posteriormente alle vertebre lombari, perciò a ogni suo movimento tutta la colonna vertebrale “sente” che stiamo inspirando, espirando o che siamo in apnea. Purtroppo la percezione comune del torace è condizionata dalla definizione di “gabbia toracica” o di “cassa” e dunque il torace viene generalmente considerato una struttura poco mobile e viene utilizzato come tale.
È facile cambiare questa immagine imprecisa e riduttiva. I polmoni sono come spugne che occupano tutto lo spazio disponibile: dove c’è flessibilità, c’è accoglienza per i polmoni, dove invece c’è rigidità si crea un limite, una barriera. Si respira meglio se lo scheletro è flessibile e, d’altro canto, la postura migliora se si ricrea spazio per il respiro, permettendo un passaggio di aria perfettamente modulabile per l’emissione della voce.
Proviamo tre lezioni per diventare più consapevoli del respiro:
Questa esperienza ci fa percepire la tridimensionalità e quanto spazio abbiamo nel torace. Quando alla fine ci rimettiamo in piedi notiamo un immediato effetto sulla postura.
Il sistema nervoso si auto regola per lavorare al meglio in base alle informazioni che riceve. Nuove informazioni creano nuovi schemi motori, nuove possibilità.
Ecco una seconda esplorazione:
Una volta individuato lo spazio all’interno del torace è però importante far sentire quanto il respiro sia intrecciato ai gesti, ai pensieri e alle emozioni. Per esempio, nell’attimo in cui ci pieghiamo per raccogliere un oggetto o per allacciare le scarpe converrà inspirare o espirare? Proviamo nei due modi e decidiamo in base alla facilità del gesto. Ricordiamoci che nell’espirazione siamo più flessibili perché i muscoli sono meno contratti. Quando poi ci sentiamo insicuri o in pericolo, tutta la muscolatura si contrae immediatamente e non ci fa muovere, il respiro allora diventa superficiale, perché è limitato dall’eccessiva attività muscolare del torace e del collo, dell’addome, del pavimento pelvico e della schiena. È una reazione istintiva che in origine ha a che fare con la sopravvivenza: il momento di massima contrazione da paura precede l’attimo in cui ci si slancia per fuggir via. Precede anche l’esplosione dell’urlo.
Questa reazione istintiva e momentanea può però tramutarsi in abitudine inconsapevole e influire sulle abitudini respiratorie. La persona ansiosa, è sempre all’erta e respira come se potesse costantemente verificarsi un imprevisto. Ha un respiro alto e sottile, che alla lunga può essere faticoso. Se però si riesce a respirare nell’addome profondo, liberando il pavimento pelvico e la gola, il respiro recupera subito i suoi ritmi e volumi e lo stato d’animo si trasforma.
Pensiamo infine all’emissione della voce, che a volte risulta strozzata, poco potente o forzata. Ciò può essere messo in relazione con una tensione dei muscoli del collo, e può implicare una tensione eccessiva della lingua, della muscolatura del cranio e dell’articolazione temporo-mandibolare, influenzandone l’attività regolare e creando un’immagine molto ridotta dello spazio all’interno alla bocca.
La contrattura del collo può essere collegata anche a una tensione inconsapevole delle spalle, che impedisce alle scapole di muoversi, ed è come se si incollassero alla schiena limitando il respiro nella schiena e sui lati.
Un’ultima esplorazione:
Le lezioni Feldenkrais® esplorano le relazioni tra le parti in gioco: danno spazio lì dove si è ridotto e ricreano rapidamente quei volumi elastici, che rendono piacevoli i diversi gesti o azioni. Bene lo sanno coloro i quali hanno problemi respiratori o tensioni di altra natura, ma anche gli attori e i cantanti che praticando il metodo riscoprono una voce naturale più modulata e ricca di sfumature.