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La respirazione corale

di Philip Peterson
dossier "Il pilastro del canto", Choraliter 60, gennaio 2020

Tutto è cominciato in chiesa all’età di sei anni: cantavo in un coro dei bambini mentre vedevo dall’altra parte della navata il coro degli adulti, dove c’erano mio nonno e le mie sorelle. Da quel momento il canto corale ha sempre costituito una parte importante della mia vita musicale. 

Premessa

Come vocal coach ho sempre lavorato esclusivamente con le voci mature: tengo a sottolineare che il mio approccio tecnico in questo articolo rispecchia questa mia esperienza lavorativa e che quindi non riguarda voci bianche e giovanili.

La respirazione

Nel lavoro sui tanti aspetti della tecnica vocale con i cori amatoriali, il pilastro del canto che solitamente si dimostra, ahimè, più problematico è quello della respirazione. Il punto di partenza nel canto è proprio la respirazione, che deve essere affrontata da subito. Nei cori amatoriali si trovano coristi che respirano poco, coristi che cercano di respirare completamente in silenzio, coristi che alzano le spalle e/o la gabbia toracica durante la respirazione, usando così la respirazione clavicolare. Se non c’è la respirazione corretta come base, è difficile sostenere il resto del canto corale. Il processo tecnico del canto consta infatti di tre pilastri: il fiato, il suono e il sostegno. La prima fase del processo è la respirazione, la fase che prepara lo strumento per suonare. Rispetto alla respirazione quotidiana necessaria al corpo durante la giornata, la respirazione per il canto è molto più controllata, persino esagerata. Proprio come succede per gli strumenti a fiato dell’orchestra.

Il diaframma

È molto importante che i coristi amatoriali di qualsiasi livello usino la respirazione per il canto classico. Tecnicamente parlando, è quella respirazione profonda che permette l’abbassamento del diaframma, il muscolo più importante nell’inspirazione. Si tratta di una lamina muscolo-tendinea che separa la cavità toracica dalla cavità addominale e che, abbassandosi e sollevandosi, permette ai polmoni di riempirsi e di svuotarsi. Il diaframma è circondato da fasce muscolari che, arrotondandosi e appiattendosi, riempiono la base dei polmoni, aumentando così la circolazione venosa e migliorando quella arteriosa. Nonostante il diaframma sia un muscolo volontario, in realtà non è un muscolo che si può controllare, né direttamente né consciamente. Infatti solitamente i cantanti di professione imparano ad avere un certo controllo del movimento attraverso sensazioni nell’addome e nel torace durante la respirazione. La respirazione profonda e l’abbassamento del diaframma sono vitali nel canto, la prima tappa sulla strada verso una vocalità più sana, ricca e curata. 

Esercizio

Propongo un esercizio per far capire ai coristi che cosa significhi fisicamente percepire l’abbassamento del diaframma durante la respirazione. Procurate un fiore profumato, una foglia di basilico, un barattolo di senape, un rametto di rosmarino (il mio preferito!) oppure quello che avete a disposizione. Servono come strumenti pratici per attivare la respirazione, ma anche come distrazione in modo che il corista possa concentrarsi sul profumo e non sull’atto del respirare: il corpo sa già respirare profondamente, ma a volte succede che sia la persona stessa a bloccare la profondità nella respirazione. Si chieda a un corista di chiudere gli occhi e di individuare l’oggetto profumato senza vederlo. Per riuscirci il corista dovrà respirare profondamente. L’unica regola: deve annusare con il naso, cioè con le narici e non con la bocca, in modo morbido e con il collo rilassato. Attenzione quindi a non sniffare, altrimenti si rischia non solo di non poter respirare profondamente ma anche di caricare tensione sia nelle narici che nel collo. Quando il corista ha individuato l’oggetto si passa alla seconda parte dell’esercizio. Si ripete l’esercizio ma questa volta, sempre in un respiro morbido ma profondo, il corista ha gli occhi aperti e una mano sulla pancia mentre ripete l’esercizio. Alla fine gli si chieda di descrivere che cosa ha provato fisicamente nella zona della pancia durante la fase dell’inspirazione. Ogni corista avrà il suo modo per tradurre a parole la sensazione provata, ma l’importante è che abbia sentito l’abbassamento del diaframma, spesso percepito come una gonfiatura nella zona della pancia. 

La gabbia toracica

Nella respirazione corretta è importante non solo che il diaframma si abbassi, ma anche che la gabbia toracica si espanda durante l’inspirazione. Si cerchi poi di mantenere quella posizione di espansione mentre si canta, consapevoli che la gabbia toracica tornerà poi allo stato decompresso man mano che il fiato lascerà il corpo. L’espansione della gabbia toracica permette infatti un maggior sostegno diaframmatico, attivando i muscoli intercostali esterni che, a loro volta, assistono il diaframma nell’appoggiare la voce se la gabbia toracica rimane allargata. L’espansione della gabbia toracica durante l’inspirazione permette all’aria di entrare nei polmoni, creando un vuoto parziale; l’espansione non è mai l’effetto dell’aria che entra nei polmoni, a meno che la persona respiri tramite l’utilizzo di un sostegno meccanico come un ventilatore. I muscoli addominali sono gli altri muscoli che entrano in gioco per controllare il respiro.

Esercizio

Ecco un esercizio che uso molto spesso per allenare l’allargamento della gabbia toracica. Di fronte al coro disposto in semicerchio chiedo a ciascun corista di girarsi verso il compagno a fianco in modo che tutto il coro guardi nella stessa direzione, non importa se a destra o sinistra. Ogni corista mette dunque le mani sulle costole del corista davanti. Poi si inspira insieme, sempre tramite le narici per il momento. Durante l’esercizio ogni corista cerca di sentire l’abbassamento del diaframma e l’allargamento della gabbia toracica, che viene facilitato dal posizionamento delle mani del corista dietro. La fisicità di questo esercizio aiuta a far sentire che cosa succede al corpo durante la fase della respirazione profonda, sia al diaframma che alla gabbia toracica. L’esercizio è poi ripetuto girando il coro nell’altro senso.

Il respiro corale

Un’altra cosa che spesso ricorre nei cori amatoriali è il vizio di smettere di respirare assieme correttamente e questo può succedere sia all’inizio del brano che durante. Ogni volta che si respira in un brano, quel respiro di recupero deve sempre far riabbassare il diaframma più possibile. Ovviamente diventa più difficile se c’è poco tempo per respirare ma l’attenzione alla corretta respirazione e all’utilizzo dei muscoli attorno al diaframma è indispensabile per aprire lo spazio del corpo per il canto, per favorire l’apertura della gola. Se questo non avviene il rischio è quello di non riuscire più ad appoggiare la voce, causando così una stanchezza vocale più o meno grave in base al livello tecnico del brano.

Esercizio

A questo punto, dopo avere eseguito due esercizi sulla respirazione profonda, propongo un esercizio funzionale al respiro corale all’inizio di un brano. È un esercizio che serve sia per il coro che per il direttore. Il coro si dispone nella sua formazione preferita con il direttore davanti. Il tempo a disposizione per respirare all’inizio di un brano è il tempo dato dal direttore durante il levare iniziale. Quindi il direttore dirige il levare e il coro respira. Chiedo spesso ai direttori di usare tempi diversi durante il levare per allenare il coro a respirare in base ai tempi diversi dei brani. E sia in un brano lento, in cui il coro ha un tempo maggiore per trovare la profondità del respiro, che in un brano più veloce, dove il tempo per respirare profondamente sarà minore, ciò che più importa è che il coro respiri. All’inizio della pratica suggerisco sempre di respirare con il naso anziché con la bocca perché è più rilassante, mentre spesso nella respirazione con la bocca si rischia di portare tensione sul collo e/o seccare la gola durante la respirazione. In secondo luogo consiglio che il respiro non sia mai totalmente silenzioso, altrimenti l’aria non potrà entrare profondamente nel corpo e il diaframma faticherà ad abbassarsi. Ovviamente il respiro non può essere nemmeno troppo rumoroso… va trovato il giusto mezzo in termini di funzionalità.

Variazioni sul tema

Consiglio di riproporre l’esercizio con il supporto di un orologio. Il coro ripete l’esercizio precedente ma questa volta dopo il levare gli si chiede di produrre un suono su una ‘s’ sorda, cronometrando poi il tempo in cui i coristi riescono a mantenere il suono. Ovviamente i risultati dipendono non solo dalla quantità di fiato che ogni corista riesce a prendere, ma anche dalla statura fisica di ognuno di loro.Unica regola: una volta finito il fiato il corista non riprende, attraverso una seconda inspirazione, a riprodurre il suono, ma ascolta gli altri per scoprire chi ha il fiato più lungo! Questo esercizio allena la tenuta del fiato per le frasi più lunghe in un brano e favorisce anche una migliore gestione dei fraseggi.

Conclusione

In questo articolo ho unito la parte tecnica con esercizi tangibili che consentano la più efficace comprensione, ma anche una maggiore facilità nell’ottenere dei miglioramenti. Con pazienza, cura e allenamento credo che qualsiasi coro amatoriale possa cambiare e migliorare il proprio suono, applicando le basi del canto classico.

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