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Il dovere di coltivare ideali
Alessandro Cadario: una carriera in ascesa e i cori nel cuore

di Rossana Paliaga
Portrait, Choraliter 51, dicembre 2016

Recentemente ha diretto la prima assoluta di due atti unici nella serata conclusiva della Biennale di Venezia - 60° Festival internazionale di musica contemporanea. La sua ricca agenda prevede per i prossimi mesi concerti sinfonici, balletti, eventi speciali nei teatri di tutta Italia (isole incluse). In questa stagione è stato nominato direttore ospite principale dell’Orchestra de I Pomeriggi Musicali di Milano. Alessandro Cadario è anche il musicista di formazione assolutamente classica più amato dai coristi che si dedicano al pop. I suoi arrangiamenti sono diventati infatti un punto di riferimento, la sua età l’ha avvicinato naturalmente ai gruppi corali giovani, la sua appassionata e frequente collaborazione con gli eventi Feniarco l’hanno reso ancora più popolare nell’ambiente corale. Cadario appartiene al mondo corale quanto al mondo musicale più “accademico”, due realtà legate nella sua attività dalla stessa volontà di dare sempre il massimo per offrire musica di qualità. Violinista diplomato in direzione d’orchestra, direzione di coro e composizione tra il conservatorio G. Verdi di Milano e l’Accademia Chigiana di Siena, ha già al suo attivo collaborazioni con storici enti lirici e festival, orchestre prestigiose, solisti di fama.

Appassionato di musica barocca, particolarmente attivo nell’ambito della musica contemporanea, Cadario conferma la propria curiosa, appassionata versatilità con una sincera disponibilità nei confronti dei progetti corali, tra i quali spicca tra gli impegni più recenti la direzione del progetto Upgrade che ha concluso il festival Choralies 2016 a Vaison-la-Romaine (Francia) come prodotto di un anno di collaborazione con il gruppo La Compagnie nato nell’ambito del Coro giovanile nazionale francese. È stato un progetto molto particolare, improntato alla ricerca di un dialogo creativo tra voce e percussioni, ma anche molto di più, come ci spiega lo stesso Cadario.

La Compagnie è un progetto nazionale giovanile ideato dall’associazione corale francese Á Coeur Joie. Ne fanno parte sei cori provenienti da diverse regioni della Francia per un totale di oltre 150 coristi. Ho accettato l’incarico di direttore condividendo fin da subito la filosofia che animava questo progetto: offrire a cori giovanili associati – e non solo a un ristretto numero di cantori selezionati – la possibilità di esibirsi in un contesto importante con una performance innovativa. È stata una grande scommessa per la direzione artistica voler concludere con questo progetto il festival internazionale sul bellissimo palco del teatro romano di Vaison. Non è stato semplice infatti ottenere uno standard qualitativo adeguato alla richiesta, considerato che in pochi giorni si sono esibiti sullo stesso palco gruppi d’eccellenza come gli Swingle Singers, i Rajaton, i Madrigal Singers e i diversi cori giovanili nazionali. Ma le scommesse piacciono anche a me e, spinti dall’idea che questa operazione fosse un grande investimento sulla coralità giovanile di “base”, siamo riusciti, in un anno di lavoro, a realizzare questo ambizioso progetto. Ulteriore elemento caratteristico è stata l’idea innovativa di realizzare un Upgrade (da cui il titolo dello spettacolo corale) mettendo a contatto il mondo corale tradizionale con quello degli Stomp. La perfetta sinergia tra un vero stomper made in England e la regista/coreografa, professionisti che hanno lavorato al mio fianco nella preparazione, ha permesso di realizzare uno spettacolo che, partendo dall’“ordinario” canto a cappella, si evolveva in un percorso narrativo sempre più articolato attraverso un intreccio di voci, luci, costumi, coreografie e suoni realizzati, alla maniera degli Stomp con bidoni, sacchetti di plastica, scope e strumenti costruiti dai ragazzi stessi.

Quale programma è stato scelto per interpretare questo particolare connubio?

Il programma scelto spaziava dal repertorio etnico a quello pop/rock in tutte le sue diverse sfaccettature. Vista la mia partecipazione, ho contribuito con alcuni dei miei arrangiamenti storici più alcune novità appositamente commissionate per l’occasione. Mi ha fatto particolarmente piacere poter scegliere come bis Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno, un brano che ha permesso al pubblico di unirsi ai coristi per concludere l’intero festival… con un brano italiano! Abbiamo inoltre scelto dei titoli che affrontassero temi importanti sia per i giovani che per gli adulti, come l’integrazione, la pace, soprattutto in un anno in cui il terrorismo ha colpito così duramente la Francia. Particolarmente significativa è stata la testimonianza concreta di Fusion (uno dei cori che compongono La Compagnie) che impronta il proprio lavoro proprio sull’integrazione di ragazzi di diverse etnie e la toccante esecuzione di M.L.K. di Sting, coreografata componendo con i coristi un grande simbolo della pace.

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L’emozione vissuta nel contesto delle Choralies è stata certamente fortissima, ma la coralità si fa spesso portatrice di messaggi di questo genere. In generale si tratta di un mondo molto sensibile a ideali etici e di convivenza. Forse anche per questo la coralità amatoriale è sempre presente nella sua agenda accanto agli impegni in campo professionale?

Sicuramente. Con il nostro lavoro abbiamo il dovere di promuovere questi ideali e di farlo soprattutto attraverso i giovani e attraverso quelle forme che più li possono veicolare, come appunto la coralità in tutte le sue espressioni. Inoltre se è vero che il lavoro con i cori amatoriali è molto impegnativo e artisticamente magari non sempre gratificante, trovo che sia un necessario completamento per tutti i musicisti che vogliono mettersi in gioco e dare il proprio contributo. 

Contemporaneamente al concerto finale delle Choralies, Rai 5 ha trasmesso lo speciale sul concerto che lei ha diretto in Piazza Maggiore a Bologna con l’orchestra del Teatro Comunale. 

Questa curiosa concomitanza in effetti ben mi rappresenta. Da una parte l’importante sviluppo dell’attività di direttore d’orchestra, il mio sogno di sempre, frutto di un lungo e tenace percorso, e dall’altra la volontà di non abbandonare le mie radici e spendermi per coltivare il mondo dei ragazzi con progetti sociali come El Sistema, ma anche con la coralità amatoriale del mondo Feniarco/Europa Cantat. Continuo a farlo perché credo sia un modo efficace per rendere vivo oggi l’interesse verso la musica classica. Anche se nel mondo corale sono stato spesso identificato con il repertorio pop, forse perché all’inizio ero uno dei pochi ad affrontarlo in maniera sistematica, il mio più grande desiderio è diffondere tra i giovani l’amore per la musica classica nei suoi diversi stili e forme. Amo la musica d’arte sopra ogni cosa ed è l’unica che mi rappresenta compiutamente. Non mi fermo di certo agli arrangiamenti pop: quelli sono uno strumento, a volte simpatico e utile per ampliare le abilità di un coro e per intercettare un pubblico più ampio, ma non sono mai stati il fine del mio percorso di musicista.

Un valore che ha ancora e sempre bisogno di promozione, dato che, almeno in Italia, l’attività corale non risulta essere prioritaria tra i giovani.

Ciò che richiede grande impegno e dedizione non è notoriamente destinato allo stesso successo di una partita di calcio. Però è importante coltivare il sogno che, almeno nella fase di formazione, la musica corale diventi uno strumento didattico diffuso e per tutti (non solo per chi voglia fare il musicista). In questa direzione Feniarco ha sempre investito le sue migliori risorse, in particolare con il Festival di Primavera, promuovendo negli anni la nascita e lo sviluppo di molti cori giovanili scolastici che sono oggi un patrimonio importantissimo.

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Quale è stato il ruolo della coralità nella sua formazione di musicista di professione?

Cantare in coro coltiva la sensibilità al fraseggio, all’intonazione, all’ascolto, al respiro e permette di affrontare il repertorio polifonico che rappresenta le nostre fondamenta. Per questi motivi la coralità è stata fondamentale nel mio percorso di formazione e mi sembra il minimo, per quanto mi è possibile, condividere queste esperienze e restituirle ai giovani.

I cori offrono sempre anche la possibilità di viaggiare. 

La rete corale internazionale è ben intrecciata e integrata: le persone che la compongono condividono naturalmente progetti e strategie. Visitare i diversi festival internazionali con curiosità e semplicità ti rende parte attiva di questo network e ti dà la possibilità di confrontare e rinnovare le tue competenze, per vivere una coralità che non dimentica il passato e la tradizione, ma che sa anche stare al passo con i tempi. 

Il progetto Upgrade ha confermato la tendenza attuale a fare “spettacolo” con la musica corale. Si tratta di un trend precluso alla maggior parte dei cori o si sta sviluppando come un modo specifico di far coro?

Credo che questa tendenza nasca dalla necessità di trovare un nuovo approccio all’idea tradizionale del concerto. Certamente la spettacolarizzazione attraverso un percorso narrativo e lo studio del movimento corporeo coordinato sono uno strumento efficace in tale sperimentazione. Trovo fondamentale chiarire che la cura nell’esecuzione musicale resta sempre prioritaria perché luci, costumi e movimento non siano semplicemente un modo accattivante di spostare l’attenzione da qualcosa che altrimenti sarebbe noioso o qualitativamente scadente. Uno straordinario esempio di ciò che intendo è la proposta di Karmina Šilec, un modello che ha fatto scuola e che innova senza banalizzare. Anche nell’ambito giovanile e scolastico proporre questo percorso, in particolare abbinando voce e movimento, facilita un approccio più naturale al canto come ho spesso avuto occasione di riscontrare nei laboratori di Basilio Astulez. Ci sono poi grandissime potenzialità anche per la coralità più classica e tradizionale, come quella dei concorsi. Ho infatti molto apprezzato la scelta di Lorenzo Donati di articolare un vero e proprio “spettacolo di voci” per la performance di UT Insieme vocale-consonante che gli è valsa il Gran Premio Europeo a Varna. Dunque via libera a intelligenza e fantasia per promuovere e sviluppare la coralità in ambiti sempre più ampi!

Biografia di Alessandro Cadario

Dopo aver vinto il Concorso internazionale di direzione d’orchestra “Peter Maag”, ha definitivamente attirato l’attenzione degli addetti ai lavori nel 2014, in occasione del suo debutto alla Società del Quartetto di Milano e, nel 2015, con la direzione di Pollicino di H.W. Henze, al Maggio Musicale Fiorentino e con un concerto nella stagione sinfonica del Teatro Petruzzelli di Bari, di cui è stata particolarmente apprezzata l’interpretazione dello Stabat Mater di Rossini. Sempre nel 2015, ha debuttato al Teatro alla Scala di Milano in occasione del Festival delle orchestre internazionali. Attualmente è direttore ospite principale dell’Orchestra de I Pomeriggi Musicali. Ha diretto importanti orchestre tra cui l’Orchestra Filarmonica di Monte-Carlo, l’Orchestra Filarmonica della Fenice, l’Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari, l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, l’Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari, il Concerto Budapest, l’Orchestra di Padova e del Veneto e la Sofia Festival Orchestra. Nel 2016 debutta con l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, con l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, al Festival Mito SettembreMusica e alla Biennale Musica di Venezia. Dirige inoltre la City Chamber Orchestra di Hong Kong nella grande Messa in do minore K427 di Mozart, in occasione del suo debutto in Cina. Nella stagione 2016-2017 sono previsti il ritorno all’Opera di Tirana, al Teatro Massimo di Palermo per il balletto Trittico Contemporaneo e, alla testa di FuturOrchestra, alla Società del Quartetto di Milano. Collabora alla preparazione di FuturOrchestra e dell’Orchestra Nazionale del Sistema delle Orchestre e dei Cori Giovanili in Italia, un progetto fortemente voluto dal maestro Claudio Abbado. Molto attivo nel mondo corale, ha fondato e dirige numerosi corsi giovanili da oltre 15 anni. Invitato come membro di giuria e docente da prestigiose istituzioni, ha tenuto seminari e atelier per Feniarco, di cui è anche membro della commissione artistica, e per European Choral Association - Europa Cantat. Ha diretto il Coro Accademia Feniarco, il Riga Chamber Choir, il Coro di voci bianche del Teatro alla Scala di Milano, EuroChoir e il Coro Giovanile Nazionale Francese La Compagnie. Molto eseguito e apprezzato anche come compositore di musica corale, tra gli altri lavori Cantata for Revival è stata presentata al Lincoln Center di New York, La rosa de los vientos al National Concert Hall di Taipei e inciso per Naxos dal Taipei Male Choir, il Concerto a 8 cori, unicum nel suo genere, commissionato ed edito da Feniarco.

Per approfondimenti: www.alessandrocadario.com

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