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La "digital trasformation" corale
Ossimoro o provocazione? Possibilità o utopia?

di Diego Ceruti
dossier "Muoversi nel web", Choraliter 61, maggio 2020

Sfruttare in modo strategico le opportunità che la tecnologia e il suo impatto “accelerato” hanno introdotto nel quotidiano: questo il significato di Digital Transformation, utilizzato per riferirsi a cambiamenti che non riguardano il mondo aziendale in senso stretto, ma le evoluzioni e i cambiamenti nella società, nelle condizioni economiche ecc.

La Digital Transformation è infatti un cambiamento organizzativo che parte dalle fondamenta, perché modifica il modo di lavorare, sfida i paradigmi di pensiero a cui siamo abituati e le strategie su cui facciamo normalmente affidamento. Si tratta di cambiare il modo in cui operiamo modificando le abitudini di ognuno alle nuove tecnologie, piuttosto che semplicemente adottarle.
I processi di trasformazione digitale possono essere innescati da diverse cause, spesso contemporanee: dal comportamento e delle aspettative dei clienti, dalla concorrenza di nuove realtà, dai cambiamenti sociali, da una crisi del tessuto in cui si opera. Quante di queste cause si ritrovano, tutte assieme, nella pandemia mondiale di covid-19 che, in pochi giorni, ha paralizzato la quasi totalità dei settori? È infatti emersa in maniera ancor più netta e rapida la necessità di adeguare le proprie attività, e si è delineato da subito un confine netto fra chi era già pronto al necessario cambiamento e chi, ancora, si è trovato impreparato.
Proviamo dunque a raccogliere la provocazione, per capire il confine fra possibilità e utopia, per scoprire che l’ossimoro, in realtà, è un inaspettato e straordinario parallelismo.
Accostare un mondo apparentemente freddo come quello della tecnologia a uno più alto e impalpabile come quello dell’arte, ora come non mai, è una reale necessità per affrontare i grandi cambiamenti in atto in questo momento storico così complesso.
Analizziamo di seguito come i sei pilastri della digital transformation nel mondo aziendale, per quanto possibile, si possano connotare anche nell’attività corale.

  1. Cultura: il primo e, forse, il più importante degli aspetti della trasformazione, curiosamente nulla ha a che vedere con aspetti tecnologici: il vero cambio di approccio avviene a un livello decisionale alto ma profondo, che germoglia dalla sensibilità di chi ricopre ruoli guida. Soprattutto nel mondo della coralità amatoriale degli adulti, l’età media è alta o le fasce di età sono varie e disomogenee, con capacità tecnologiche non uniformi e non sempre al passo coi tempi: il ruolo del direttore è fondamentale per incoraggiare la curiosità e trasmettere il cambiamento, pur tra mille difficoltà e resistenze interne, avendo cura che nessuno si senta tagliato fuori o lasciato in disparte.
  2.  Fruizione: qualsiasi attività, aziendale o culturale, è sempre finalizzata alla qualità della fruizione del proprio prodotto. I fruitori dell’attività corale sono innanzitutto i cantori e poi, il pubblico: dobbiamo domandarci, dunque, che tipo di esperienza desideriamo che i nostri fruitori vivano? Sarà di primaria importanza trovare nuovi modi per raggiungere il pubblico, per coinvolgere nuovi coristi e ravvivare entusiasmo e interesse in chi già partecipa attivamente.
  3. Persone: perché un gruppo di lavoro diventi una squadra, tutti devono essere allineati nella condivisione degli intenti. Non bastano le competenze, serve la cultura a cui si accennava nel primo punto; questo non spetta più solo al direttore, ma coinvolge ogni singolo corista. Oltre alle necessarie e indiscutibili doti vocali, non dovrà mancare la volontà di ridefinire il modo di essere nel gruppo, sempre più teso a una partecipazione attiva e propositiva.
  4. Innovazione: occorre la massima attenzione per non perdere di vista gli obiettivi primari nell’orientare l’innovazione. Il direttore dovrà certamente guidare il gruppo per sviluppare senso di responsabilità nel cambiamento e per scoprire nuovi modi di proseguire l’attività corale: nuovi repertori, e nuovi percorsi, che consentiranno ai coristi e al pubblico di entusiasmarsi, migliorando i riscontri ottenuti.
  5. Cambiamento: la capacità di cambiare in modo rapido ed efficace è una componente chiave in un processo di trasformazione. Il direttore e tutti i membri del coro dovranno rimanere aperti alle nuove metodologie e capaci di cambiare se stessi. Ancora una volta, si torna al primo dei pilastri elencati e, ancora una volta, chi guida il gruppo è elemento essenziale nella creazione della cultura.
  6.  Leadership: l’ultimo pilastro, ma non certo per importanza, non ha bisogno di ulteriori spiegazioni; una guida che indichi saldamente la direzione da mantenere è tanto necessaria quanto fondamentale.

La trasformazione digitale può essere un processo complesso e spesso scoraggiante, soprattutto in quegli àmbiti che apparentemente niente hanno in comune con quello tecnologico. Si dovrà uscire dalla propria comfort-zone e sarà richiesto l’apprendimento di nuove competenze anche per chi, tanto nell’azienda quanto nel coro, si fa regista di questo processo di cambiamento. Non si devono adottare soluzioni contingenti per tamponare un momento transitorio, piuttosto occorre riflettere sulla necessità di cambiare, a lungo termine, l’approccio all’attività corale e alla sua gestione. Continuare a operare come si era abituati probabilmente non sarà più sufficiente: serviranno nuove idee, competenze, aiuti esterni, strategie per modificare l’attività. I grandi cambi di paradigma attraversano spesso una prima fase di diffidenza, soprattutto per quei cambi che, abbracciando il mondo digitale, cercano di connettersi a un nuovo pubblico. Si pensi, ad esempio, al settore dell’abbigliamento: fino a pochi anni fa, si riteneva che la vendita online non avrebbe potuto funzionare perché gli acquirenti avrebbero voluto sempre provare i capi prima di acquistarli. Laddove si vedevano con diffidenza possibilità di successo, dopo qualche anno ci si è dovuti ricredere: a oggi, circa 2/3 dell’abbigliamento mondiale è venduto online, perché il settore ha saputo creare modelli di vendita che anticipassero le necessità.

Un case-study in ambito musicale è la Digital Concert Hall dei Berliner Philarmoniker: la nota istituzione musicale tedesca, coniugando lungimiranza e tecnologia, ha dotato la propria sala da concerto di un impianto audio/video di altissima qualità per la registrazione e trasmissione degli eventi realizzati. Si tratta ovviamente di un investimento economico ingente, alla portata di pochissime realtà, da cui tuttavia si possono trarre importanti considerazioni, ridimensionate e proporzionate alle proprie realtà:

  • azzeramento delle distanze geografiche: il concerto è fruibile da qualsiasi parte del mondo, senza vincoli, o impedimenti dovuti alla necessità di spostamento;
  • creazione di contenuti di alta qualità: si mantiene online la presenza di materiale dagli standard tecnici molto elevati, oltre che di indiscutibile livello musicale;
  • creazione di un archivio: documentazione costante di tutta l’attività, che rimane a disposizione on demand, anche dopo la diretta del concerto stesso;
  • costante alimentazione della propria fan base: il proprio pubblico ha possibilità di accedere costantemente a materiale sempre nuovo, potendo scegliere quel particolare programma concertistico, oppure per una collaborazione fatta assieme a un altro musicista ecc.

È giunto il tempo che anche il mondo corale innovi la propria relazione col pubblico e trasformi il proprio prodotto, creando nuovo valore attraverso le dimensioni già esistenti: la coralità è fatta di un tessuto tanto vario quanto straordinariamente disomogeneo, per età, genere musicale, abitudini sociali, provenienze geografiche. Occorre che ogni realtà corale analizzi attentamente le proprie peculiarità per ri-collocarle tramite i paradigmi della digital transformation: si tratterà certo di un momento trasversale e dirompente, che dovrà mettere i fruitori (coristi e pubblico) al centro del cambiamento, pensando ai risultati, proprio come farebbe un’impresa start-up.
Tutto il tessuto delle interazioni sociali è in trasformazione e questo momento storico ha accelerato esponenzialmente i tempi di cambiamento: è importante essere altrettanto veloci nel comprenderne le dinamiche e nell’adattarsi. Il nostro mondo non è ancora del tutto pronto e, per tante ragioni, non potrà fortunatamente mai fare a meno della componente umana, fatta di persone e non di linee internet. Non riesco a pensare a una prova interamente da remoto, ma sento la necessità di introdurre stabilmente i vantaggi tecnologici nel lavoro di studio col coro.
Non vorrei mai un concerto senza pubblico presente, ma immagino un futuro nei quali i concerti potranno raggiungere anche un pubblico nuovo e distante grazie alla trasmissione in streaming. Non posso negare che una trasformazione dell’attività corale possa spaventare, ma accolgo con entusiasmo le possibilità derivanti dal lavoro collaborativo a distanza, dalle possibilità di raggiungere nuovo pubblico, e soprattutto l’opportunità di dare un nuovo valore a ogni singolo corista e al suo ruolo nel coro.

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