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Il metodo Kodály oggi
La situazione italiana e la sperimentazione veneziana

di Diana D'Alessio
dossier "Ready to read", Choraliter 64, maggio 2021

Zoltán Kodály (1882-1967), uno dei maggiori compositori ungheresi del Novecento, nonché, insieme a Béla Bartók, studioso della musica tradizionale ungherese, fu colui che riuscì a rivoluzionare l’istruzione musicale nazionale a tutti i livelli, dall’asilo all’università, sviluppando un sistema educativo compiutamente strutturato. Kodály nei suoi scritti si rivolge alla musica come arte che “eleva” il popolo, che porta allo sviluppo armonioso di un individuo, dove armonioso significa legato alla collettività. Questo sviluppo deve essere un bene condiviso da tutta la popolazione. L’importanza della musica nell’educazione e nella cultura è determinata dal fatto che la musica fornisce un sistema di segni, come il linguaggio e la matematica, per esprimere, comunicare e vivere meglio la collettività.

Già dal 1907, divenuto professore dell’Accademia di Musica di Budapest, ma soprattutto dopo il 1923, anno di presentazione del suo Psalmus Hungaricus, Kodály, ottenuto successo e apprezzamento generale, si dedica all’insegnamento musicale a tutti i livelli scolastici, promuovendolo e riorganizzandolo. Diventano fondamentali sia la formazione dei docenti, sia l’individuazione della madrelingua musicale ungherese come base dell’educazione, sia la necessità di avvicinare il più possibile la gente alla musica (di qualità) attraverso il “cantare in coro”. Questa attività viene vista da Kodály come l’unica che possa educare migliaia di persone, permetta di mantenere un approccio attivo/creativo verso la musica per arrivare alla sua comprensione, consenta di sviluppare l’orecchio, l’emotività, la socializzazione ecc.
La musica, così, cessa di essere elitaria e si crea un pubblico in grado di apprezzarla. Il compito di garantire questa competenza musicale è della scuola pubblica.
La dedizione di Kodály verso il continuo miglioramento dell’educazione musicale a scuola continua incessantemente per tutta la durata della sua vita, attraverso l’organizzazione di manifestazioni dedicate alla coralità, la creazione di materiale didattico e repertorio corale, continue visite alle scuole (assistendo alle lezioni, parlando con gli studenti e con gli insegnanti), il coinvolgimento dei suoi colleghi (sia a livello didattico che compositivo), articoli e centinaia di conferenze sull’educazione musicale.
Nel 1950 nasce la Scuola Primaria Musicale di Kecskemét (città natale del compositore) dove erano previste sei ore settimanali di musica: il suo esempio viene seguito anche nella capitale e in altre città minori. Il sistema didattico musicale ungherese, grazie all’opera di Kodály, comincia così a suscitare l’interesse internazionale. Proprio a Budapest viene organizzata, nel 1964, una conferenza della Società internazionale di pedagogia musicale (ISME) e gli Stati Uniti d’America decidono di mandare ogni anno alcuni borsisti in Ungheria per imparare il metodo d’insegnamento.
I punti fondamentali del Metodo Kodály (o Concetto, come spesso viene definito) si evincono chiaramente da quanto egli scrisse nei suoi articoli, nelle prefazioni dei suoi libri e nei testi delle sue conferenze: [1]
  • la rilevanza della musica nella formazione generale dell’uomo;
  • la necessità di iniziare precocemente l’educazione musicale;
  • la scelta del materiale musicale da utilizzare nell’insegnamento;
  • l’importanza del canto corale;
  • la centralità di un’educazione musicale pubblica e attiva a ogni livello dell’istruzione scolastica;
  • le modalità di realizzazione del processo di insegnamento (che porta a una vera e profonda comprensione del pensiero musicale);
  • il ricorso a una serie di mezzi didattici specifici, comuni ad altre metodologie o dalla storia millenaria (chironomia, solmisazione, notazione ritmico-letterale, solfeggio relativo o do mobile, pentatonismo ecc.) [2]

Utilizzo e diffusione in Italia oggi

A che punto è la diffusione del Metodo Kodály in Italia oggi? Dove e come viene applicato? Rispondere a queste domande significa poter delineare una situazione a livello nazionale, il che risulta ancora oggi molto difficile. Questo perché, nonostante si stiano facendo degli sforzi considerevoli in merito, spesso le esperienze sono legate a piccole realtà, a contesti isolati o alla volontà e preparazione personale (spesso non condivisa e/o seguita) di un docente, che riesce a operare “solo” all’interno del suo ambito (poche classi, poche lezioni, scuola o centro di musica privato, coro ecc.), senza che si crei effettivamente una penetrazione del Metodo lì dove dovrebbe avvenire, ovvero nella scuola dell’obbligo ai vari livelli. Ovviamente un grande ostacolo è ancora rappresentato non solo dalla formazione dei docenti, ma anche dalla situazione generale dell’educazione musicale in Italia, specificamente a scuola. La musica, come materia curricolare, è insegnata da docenti specializzati solo nella scuola secondaria di primo grado, mentre sia nella scuola dell’infanzia che nella primaria, l’insegnamento della materia non è svolto da esperti e quindi la speranza che ci sia una qualche forma di educazione “organizzata” rimane legata alla singola persona (ai suoi interessi, alle sue capacità), oppure alla possibilità di attivare “laboratori”, o “progetti” con personale competente, ma esterno. Tali iniziative sono spesso però limitate nel tempo o difficili da realizzare da un punto di vista economico e/o gestionale. Alcuni aspetti del Metodo Kodály vengono più diffusamente applicati, altri incontrano difficoltà. Sicuramente basare l’educazione sulla madrelingua musicale (cioè la musica popolare) in Italia, rispetto all’Ungheria, è più problematico poiché bisogna fare i conti con la varietà insita all’interno del repertorio italiano, la necessità di recuperare la coscienza della valenza della musica popolare come base e inizio dell’educazione, la presenza di alunni stranieri a scuola come fattore in costante crescita che impone sempre più di andare nella direzione di una didattica interculturale. [3] 

Ma sicuramente l’elemento che può risultare ancor oggi difficilmente o parzialmente applicabile è la “lettura relativa”, ancora in enorme difficoltà in Italia nell’affiancare la “lettura assoluta” a causa dell’assenza di una doppia nomenclatura delle note. A livello internazionale, la IKS (International Kodály Society) [4] si dedica dal 1975 alla divulgazione del Metodo e allo sviluppo di una “rete” che coinvolga tutti gli educatori che operano nei vari Paesi. Attualmente essa è attiva in trentaquattro Paesi e ha visto aumentare le organizzazioni nazionali affiliate.
In Italia, è l’AIKEM (Associazione Italiana Kodály Educazione Musicale), [5] nata nel 1990, [6] che sta compiendo il grande sforzo di diffondere a livello nazionale la metodologia e di formare docenti specializzati attraverso seminari (anche nei conservatori italiani, come a Bari, Palermo, Alessandria), workshop, progetti nelle scuole, ma soprattutto corsi di formazione triennali.
Dal 2018 è attivo presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia un Biennio di Didattica con curvatura Kodály, in collaborazione con AIKEM. Nel 2018, all’Università di Szeged (Ungheria), Fesseha Negist ha presentato la sua tesi di laurea dal titolo The implementation of the Kodály method abroad and its effects on the image of Hungary. In questo lavoro sono presenti anche i risultati di un’indagine (effettuata nella forma di un questionario anonimo) sulla diffusione del Metodo all’estero. L’autrice si è messa in contatto con le organizzazioni kodályane nel mondo, le quali a loro volta hanno diffuso la richiesta tra gli educatori Kodály. I risultati che riguardano l’Italia (benché il materiale sia esiguo) ci offrono ancora un’immagine di una metodologia molto apprezzata, ma poco diffusa e conosciuta, in contrasto con l’insegnamento “ufficiale”.
Attualmente l’AIKEM sta ultimando una mappatura su tutto il territorio italiano per delineare un quadro, aggiornato e dettagliato, riguardo all’insegnamento secondo la metodologia kodályana nella scuola dell’obbligo (infanzia, primaria e secondaria di primo grado). Al momento si possono segnalare alcune associazioni sparse sul territorio nazionale (si tratta delle realtà affiliate all’AIKEM [7] che, assieme ad altre presenti in Italia, portano avanti l’insegnamento secondo i principi del Metodo. [8]
Purtroppo sembra non esserci ancora una possibilità per arrivare a una vera “rivoluzione” in Italia, anche se ogni piccolo passo e ogni piccola conquista, lentamente, potranno portare sempre più vicino all’obiettivo di una maggiore disseminazione della metodologia kodályana nella scuola dell’obbligo.

L’esperienza a Venezia

Un’esperienza duratura di applicazione della didattica kodályana, che mi vede coinvolta personalmente insieme alla collega Elena Rossi, ha luogo nella città di Venezia: se ne traccia qui un profilo sia storico che operativo. L’Associazione Cantori Veneziani [9], fondata nel 1975 da Davide Liani [10] e Mara Bortolato, è nata con il principale scopo didattico di avvicinare i bambini al cantare in coro. Ancor oggi essa è attiva e coinvolge, tra le diverse formazioni, più di un centinaio di coristi per lo più residenti nel centro storico di Venezia.
La formazione professionale e didattica dei fondatori ha conferito subito un’impronta kodályana all’associazione, nell’ottica di offrire a tutti i bambini un’educazione musicale a partire dal canto, sia all’interno del coro, che nelle scuole elementari dove Davide Liani e Mara Bortolato, poi affiancati da collaboratori, operavano come “esperti esterni” durante le ore curricolari. Negli anni, sono stati attivati molti corsi di aggiornamento per gli insegnanti soprattutto delle primarie, ma anche dell’infanzia, specialmente nelle scuole dove già era attivo il potenziamento dell’educazione musicale. Dopo un periodo di sospensione a causa di mancati finanziamenti, da oltre dieci anni queste attività di potenziamento musicale sono riprese nella Scuola primaria Renier Michiel [11], grazie all’impegno e al lavoro dell’insegnante Luana Mazzoni, la quale ha costantemente cercato sostenitori privati che con il loro aiuto offrissero l’opportunità a tanti bambini veneziani di ricevere un’alfabetizzazione musicale. L’operazione ha riscosso un tale successo che, dall’iniziale coinvolgimento di poche classi, il progetto di alfabetizzazione si è esteso a tutta la scuola, rendendola di fatto una “primaria a indirizzo musicale”.
Considerando che la Scuola media Dante Alighieri e il Liceo classico Marco Polo hanno entrambi una sezione musicale e che i tre ordini di scuola sono collocati a pochi passi l’uno dall’altro, si sta ora pensando alla sperimentazione di un curricolo verticale musicale. L’organizzazione del progetto prevede che gli esperti esterni si inseriscano accanto agli insegnanti curricolari nell’insegnamento dell’educazione musicale per un’ora alla settimana, in ciascuna classe, per tutto l’anno scolastico.
Oggi, grazie ai sostenitori privati, altre due scuole primarie dello stesso Istituto comprensivo Dante Alighieri, hanno attivato il percorso di alfabetizzazione, mentre, dall’anno prossimo, è previsto il coinvolgimento di due scuole dell’infanzia, nonché, se richiesti, corsi di formazione per i docenti. Come nella filosofia kodályana, anche in questo percorso, il ruolo fondamentale è ricoperto dal canto corale finalizzato all’alfabetizzazione. Molti alunni della Renier Michiel frequentano anche il coro dell’associazione (Piccoli Cantori Veneziani), molti studiano uno strumento e, anno dopo anno, si è toccato con mano l’innalzamento della loro preparazione musicale.
Nel tempo si è cercato un “compromesso” tra una didattica il più possibile fedele alla metodologia kodályana e il linguaggio adottato ufficialmente nel nostro Paese nell’insegnamento nelle scuole medie, nelle scuole di musica, al conservatorio, nonché privatamente.
Tutti gli strumenti e i principi della didattica kodályana sono parte integrante dell’insegnamento (chironomia, solmisazione, lettura ritmico-letterale, utilizzo di sillabe ritmiche, pentatonia come preparazione alla diatonia, materiale musicale popolare e colto sempre di alto livello artistico, metodo induttivo, creatività, improvvisazione, educazione dell’orecchio, movimento corporeo, percorso sistematico e graduale ecc.). L’unico strumento che presenta ancora alcune difficoltà di utilizzo sistematico è il solfeggio relativo. Negli anni si è sentita la necessità di creare una serie di materiali didattici per i bambini, espressamente pensati per loro e in linea con le scelte didattiche adottate. È nato un libro, ispirato al metodo Kodály, articolato in due volumi (uno pensato per il primo ciclo, uno per il secondo), Impararcantando [12].
Si sta lavorando da tempo al dialogo tra l’associazione e i docenti delle scuole dell’infanzia, della primaria, della secondaria di primo grado e di ambito privato di Venezia, in modo da creare una vera sinergia per elaborare un cammino comune. Da citare in questo senso una sensibilizzazione verso la metodologia kodályana, in ambito privato, presso la Scuola primaria paritaria San Francesco di Sales, che prevede due ore settimanali di musica con docente specializzato e che, da qualche anno, sta sperimentando lo stesso percorso.
La pandemia, ancora in corso, ha purtroppo rallentato questo lungo e faticoso processo, ma, fortunatamente, non ha visto al momento svanire la passione e l’impegno delle molte persone coinvolte in questo ambizioso “sogno” che vorrebbe vedere Venezia come prototipo di un progetto pilota italiano di didattica kodályana verticale.

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Note

  1. Kodály Zoltán, Visszatekintés I, II, III, Zenemu˝kiadó Budapest 1982, 1989. Per un approfondimento della materia si rimanda alle indicazioni sul sito dell’IKS (www.iks.hu) e all’esaustivo elenco presente in Houhalan Micheál - Tacka Philip, Kodály Today - A Cognitive Approach to Elementary Music Education, Oxford 2015.
  2. Guido d’Arezzo (992-1050 ca.) John Spencer Curwen (1816-1880), Emil Chevé (1804-1864), Agnes Hundoegger (1858-1927), Emil Jacques Dalcroze (1865-1950), Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827), Leo Kestenberg (1882-1962), Carl Orff (1895-1982), ecc.
  3. Nell’ottica dell’odierna pedagogia interculturale, oggi è necessario confrontarsi con le origini diverse degli alunni e quindi anche con le loro musiche, il che si rivela importante occasione di crescita e scoperta.
  4. Cfr. www.iks.hu
  5. Cfr. www.aikem.it
  6. Già Centro di studi musicali Zoltán Kodály dal 1975, fondato e sviluppato da Giovanni Mangione, diffusore del Metodo in Italia.
  7. Associazione culturale Accademia 19 (Verona), Accademia Rondò Nuvolera (Brescia), Scuola di musica Francesco Landini (Firenze), Associazione culturale Ut Re Mi (Cividale del Friuli), Centro Musicale (Palermo), Colourstrings Italia (Milano).
  8. Si ricorda in particolare l’attività del Centro Goitre, impegnato a sostenere e diffondere l’opera di Roberto Goitre, fortemente ispirata dalla filosofia kodályana (www.centrogoitre.com).
  9. Cfr. www.cantoriveneziani.it
  10. Direttore nel 1975 della allora neonata IKS.
  11. Negli ultimi dieci anni sono stati attivati da chi scrive anche laboratori di alfabetizzazione musicale attraverso il canto, secondo la metodologia kodályana, in altre tre scuole primarie di Venezia. Tuttavia, la sperimentazione presso la Scuola Renier Michiel ha assunto dimensioni ben diverse da questi “laboratori” più circoscritti.
  12. Non ancora pubblicato, ma regolarmente stampato ogni anno in forma di dispensa editoriale.
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